Roma e il “profumo” d’Arabia

Filly di Somma

In occasione della Festa Nazionale dell’Arabia Saudita – e nell’ambito delle celebrazioni per i 90 anni delle relazioni diplomatiche italo-saudite – la Reale Ambasciata dell’Arabia Saudita ha accolto tutti al Saudi Village di Roma

I sapori e le tradizioni dell’ Arabia Saudita sono stati i protagonisti di una settimana a Roma dedicata a questo meraviglioso Paese. Il popolo saudita ha qualcosa di unico e distintivo in fatto di accoglienza, cordialità e ospitalità. Il Saudi Village ha accolto chiunque dal 25 al 29 settembre 2023 per far vivere un viaggio straordinario tra i paesaggi e la cultura dell’Arabia Saudita, restando comodamente in città.

credit: https://saudivillage.it/

La cornice della manifestazione è stata della suggestiva Villa Borghese e Casina Valadier. Lungo il percorso, vi era un’area giochi dedicata ai bambini e attività di intrattenimento per ogni fascia d’età. Si poteva anche assistere a performance musicali, artistiche e agli eventi sul palco centrale.

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A Roma, presso Casina Valadier, nel cuore di Villa Borghese dal 25 al 29 settembre 2023 il Saudi Village è stata un’occasione unica per immergersi nei colori, le tradizioni e i sapori dell’Arabia Saudita, con la voglia di visitare questo Paese davvero straordinario ricco di storia, cultura e tradizioni.

La “culla” dell’ Umanità

L’ Arabia Saudita è considerata una delle quindici aree della terra in cui si è organizzata la società umana ed è per questo motivo che la zona è definita “culla dell’umanità”.

Gli arabi sono il gruppo etnico di madrelingua araba originario della Penisola arabica che, col sorgere dell’Islam, a partire dal VII secolo ha guadagnato grande rilevanza nella scena storica mondiale, insediandosi in circa una ventina di attuali Paesi. Oggi gli Arabi sono circa 450 milioni, la maggior parte dei quali vive nei paesi aderenti alla Lega araba.

La parola non ha etimo certo, sebbene sembri stia a significare “nomadi”, e viene utilizzata da tutte le fonti antiche delle popolazioni confinanti. Tra il II e il V secolo d.C. gli Arabi come aggregato di tribù scompaiono dalle fonti. Ricompaiono nel IVV secolo come minoranza di confine a sud nel regno himyarita e a nord nel regno ghassanide. In questo periodo gli arabofoni scrivono in altre lingue: grecoaramaico e sabeo.

È solo nel VII secolo che l’arabo e gli Arabi si affacciano al mondo grazie al Corano e alla fede islamica. Il Profeta muore nel 632, dopo essere entrato trionfalmente a Mecca nel 630: si inaugura così l’entità politica conosciuta come il Califfato dei Rashidun (Califfato degli “Ortodossi”)

Guidati da quattro califfi che furono molto vicini al Profeta, gli Arabi conquisteranno in un’espansione fulminea vastissimi territori. Quest’esperienza terminerà nel 661 per lasciare spazio al Califfato degli Omayyadi.

La cultura araba

L’elemento arabo portò all’Occidente cristiano nuove conoscenze tecnologico-scientifiche, specie nell’agricoltura, ma sconosciute (canna da zuccherocarcioforisospinacibananezibibbocedrilimonearancia dolce e cotone, come pure spezie di vario tipo, quali la cannella, i chiodi di garofano, la noce moscata – ossia di Masqat – il cardamomo, lo zenzero o lo zafferano) ovvero reintroducendo colture abbandonate dalla fine del cosiddetto periodo classico “antico” (innanzi tutto l’ulivo e l’albicocco). Altri fondamentali apporti furono nella scienza della matematica, l’algebra e la trigonometria, il sistema decimale e il concetto dello zero (elaborati in ambito indiano). Un’altra innovazione tecnologica attribuita agli Arabi è l’introduzione in Occidente della bussola, già in uso in Cina.

I musulmani svilupparono grandemente la medicina, l’alchimia (genitrice della moderna chimica) la geometria e l’astrologia, con gli annessi studi astronomici (da ricordare l’introduzione dell’astrolabio). Anche nella filosofia il loro apporto contributivo per l’Europa continentale fu formidabile e, grazie alle traduzioni da essi approntate o da essi commissionate, si tornò a conoscere non pochi testi di filosofia e di pensiero scientifico prodotto in età ellenistica. Grazie a tali traduzioni l’Europa occidentale e centrale (che aveva quasi del tutto cancellato il ricordo del retaggio culturale espresso nell’antichità classica in lingua greca) tornò in possesso di opere da tempo trascurate e a rischio di totale oblio.

I musulmani sotto dominazione abbasidefatimide e andalusi crearono biblioteche e strutture d’insegnamento pubbliche che – come nel caso di Cordova – costituirono di fatto le prime università del Vecchio Continente, alimentate dal sapere della cultura persiana antica, da quella indiana e da quella greca ed ebraica. In Occidente la fama di medici quali Avicenna e Razī divenne duratura, tanto che i loro lavori divennero libri di testo fino al XVIII secolo, mentre di notorietà non minore fruirono gli studi di filosofi quali AverroèGeber, considerato per secoli anche in ambito cristiano il più grande alchimista.

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