Douchy, il luogo dove Alain Delon scelse il silenzio

Filly di Somma

Quando il rumore del mondo diventò troppo forte, Alain Delon voltò le spalle a Parigi e alle sue luci. Scelse la strada che porta verso sud, attraversando campi e foreste, fino a fermarsi a Douchy-Montcorbon, un piccolo paese del Loiret. Lì, a circa centoventi chilometri dalla capitale, trovò il luogo che avrebbe custodito i suoi anni più intimi: la tenuta de La Brûlerie. Non fu solo una casa, ma un approdo, un rifugio, una promessa di pace.

Una casa nata dal desiderio di quiete

La proprietà che Delon acquistò nei primi anni Settanta portava con sé le tracce del tempo. Un antico castello, ferito da un incendio, dominava ancora il terreno. L’attore scelse di lasciarlo andare, come si fa con ciò che appartiene a un’altra epoca, per costruire qualcosa che gli somigliasse di più. Al suo posto fece nascere un grande specchio d’acqua, un lago artificiale che rifletteva il cielo e i boschi circostanti, diventando il cuore silenzioso della tenuta.

Attorno, centoventi ettari di natura: alberi, prati, sentieri, animali. La casa principale, discreta ed elegante, era pensata per essere vissuta, non mostrata. Ogni spazio parlava di ritiro e protezione, di una bellezza senza clamore. Qui Delon aveva creato il suo mondo, lontano dai riflettori, dove il tempo poteva scorrere lentamente.

L’incontro con Douchy, quasi per caso

La scelta di Douchy non fu programmata. Delon amava raccontare che vi arrivò quasi per errore, perdendosi durante un viaggio. Ma in quel luogo isolato, chiuso da mura e immerso nel verde, riconobbe subito qualcosa di essenziale. Era la solitudine che cercava, una solitudine buona, abitata dal silenzio.

Dopo una vita passata sotto lo sguardo del pubblico, Douchy gli offriva l’anonimato, la normalità, la possibilità di essere un uomo tra gli uomini. Qui poteva camminare senza essere osservato, vivere circondato dai suoi animali, ricevere pochi amici scelti. Era vicino al villaggio, ma abbastanza lontano da restare protetto. Più volte disse che quella era la sua vera casa, l’unica in cui si fosse sentito davvero a casa.

Un luogo per vivere, un luogo per restare

Negli ultimi anni, quando la salute e l’età lo avevano reso più fragile, Delon non volle allontanarsi da Douchy. Era lì che desiderava restare fino alla fine. Il 18 agosto 2024, alla sua morte, il suo desiderio è stato rispettato: Alain Delon è stato sepolto all’interno della tenuta, in una cappella privata fatta costruire proprio per questo scopo. Un gesto intimo, coerente con il legame profondo che lo univa a quel luogo.

Oggi La Brûlerie appartiene ai suoi figli, che ne custodiscono la memoria e il futuro. La tenuta resta chiusa, avvolta dalla stessa riservatezza che Delon aveva voluto per sé. Nulla è cambiato nel paesaggio: il lago, i boschi, il silenzio continuano a vegliare su quella casa.

Nel villaggio, il suo ricordo è ancora vivo. Non solo quello dell’attore leggendario, ma dell’uomo che aveva scelto di condividere, con discrezione, la vita di una piccola comunità. Un uomo che aveva cercato la pace e l’aveva trovata lì.

L’ultimo rifugio di una leggenda

La Brûlerie non è stata una fuga, ma una scelta d’amore: per la natura, per il silenzio, per una vita lontana dal rumore del mondo. A Douchy, Alain Delon ha lasciato il mito fuori dal cancello e ha tenuto con sé solo ciò che contava davvero. Ed è lì, in quel lembo di terra protetto dal verde, che ha deciso di restare per sempre.

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