Quest’anno ArtePadova ha rivelato con chiarezza un movimento sotterraneo che già anima la scena artistica europea: l’arte contemporanea non procede più per rotture, ma per continui scambi fra eredità storiche e nuove sensibilità materiali.
Tra gli stand attraversati da un pubblico numeroso, l’edizione, sostenuta da Banca Mediolanum, ha riunito alcune delle firme più emblematiche del Novecento: Andy Warhol, Lucio Fontana, Mimmo Rotella, Giorgio De Chirico, Emilio Isgrò, Mario Schifano.

Presenze che, anche a distanza di decenni, continuano a ridefinire l’immaginario collettivo. Ma ArtePadova non si limita mai a custodire i maestri: cerca, seleziona, osserva come gli artisti di oggi stiano ripensando il comportamento della materia, trasformandola in gesto, spazio o relazione.
Tra i linguaggi più freschi, hanno spiccato le sperimentazioni di Theo Gallino, capace di trasformare materiali riciclati, pluriball, fibre industriali, frammenti urbani, in superfici poetiche, sospese tra memoria e futuro.
In questo panorama dinamico si è inserita, con una presenza tanto misurata quanto magnetica, Elena Brovelli, oggi considerata tra le voci più interessanti del tessile contemporaneo.
Elena Brovelli: il portale come forma di attraversamento
Con FABIOLA., Brovelli non ha presentato un’opera, ma un portale: un’architettura sensoriale in cui la materia diventa soglia.
Un’unica colata tessile iridescente scende dal quadro al pavimento, dilatandosi nello spazio come un movimento silenzioso. Nessuna teatralità, nessun eccesso: la sua forza risiede nella precisione del gesto.
La fibra, trattata e modellata attraverso pressioni calibrate, registra il passaggio del corpo dell’artista. Non lo imita: lo conserva.

Ne emerge una superficie che vibra di una vita propria, come se la materia avesse imparato a respirare.
Brovelli appartiene a quella generazione di autori che non considerano il tessuto un semplice materiale, ma un interlocutore.
La sua pratica, ormai consolidata e riconosciuta in contesti nazionali e internazionali, colloca il suo lavoro in una zona raffinata del contemporaneo: quella in cui l’installazione diventa rito percettivo.
Un racconto corale tra maestri e visioni
Ciò che ha colpito maggiormente i visitatori è stata la naturalezza con cui FABIOLA. si è inserita nel racconto complessivo della fiera.
Non come elemento isolato, ma come una delle possibili declinazioni del dialogo tra gesto e materia che attraversava molti stand.
In fondo, la sua presenza sembra rispondere alle stesse domande che hanno guidato Fontana nello spazio, Rotella nella superficie, Warhol nel linguaggio iconico: come modificare ciò che vediamo? Come trasformare ciò che tocchiamo?

ArtePadova 2025 ha offerto proprio questo: un paesaggio dove passato e presente convivono, costruendo una continuità vibrante.
E in questa continuità, i portali di Elena Brovelli non appaiono come rivelazione, ma come segno di un percorso già maturo, parte integrante dell’orizzonte artistico che verrà.
